Bentornati al nuovo All New, All Different Thank God Is Wednesday! Nuove recensioni provenienti dalle terre Oltreoceano e per questa settimana dimentichiamo i supereroi. Cominciamo!

John Flood #1 (of 6)

By Justin Jordan & Jorge Coehlo

(BOOM! Studios)

Molto attesa dal sottoscritto, la nuova miniserie targata Jordan&Coehlo gratta a malapena la superficie della sua storyline e dei suoi intenti per dedicare maggior tempo all’introduzione dei comprimari e del peculiare protagonista. A causa di un esperimento governativo, per l’enigmatico Detective John Flood dormire non è più una necessità. Questa ed altre stranezze si alternano, nello script di Justin Jordan, a momenti orrorifici raccapriccianti, marchio di fabbrica dell’autore, che donano a John Flood #1 un grottesco equilibrio.

Nonostante anch’esse appena definite, le personalità dei tre personaggi principali sono ben caratterizzate e accattivanti, non particolarmente propedeutiche all’immedesimazione ma la follia e la “weirdness” del protagonista mantiene alto il livello di interesse. Ottimo l’artwork di Jorge Coehlo, già apprezzato in Polarity: squadrato, dagli sfondi dettagliati e dalle espressioni facciali sempre adeguate.

John Flood è una folle miniserie promettente ed originale, dalla narrazione equilibrata e dal taglio artistico semplice ed efficace.

 

Dark Corridor #1

By Rich Tommaso

(Image Comics)

Miscelate una Crime-Comic Old-School dall’artwork retrò, una narrazione non lineare Tarantiniana dai tratti grotteschi, una sana dose di realismo e forse vi sarete fatti un’idea di Dark Corridor, nuova opera del Cartoonist Rich Tommaso. Red Circle è una città governata dalla mafia in cui una lega segreta di assassine sta rapidamente togliendo di mezzo i Boss. Uno script stravagante che pone le sue basi su una semplice rapina per poi espandersi lentamente in una cospirazione dal respiro molto più ampio.

Dark Corridor #1 è una oversized issue che presenta ben due storie ambientate nella malfamata cittadina: i protagonisti si rivelano esser immediatamente esseri umani dalla moralità ambigua, dall’evidente indole criminale, ma lo storytelling non assume mai quel tono Noir dai tratti pieni di tristezza, mantenendo la sua leggerezza. Il comparto grafico ha un particolare aspetto vintage, una sensibilità indie che si mesce alla composizione cinematografica dei pannelli su pagina, in grado di reggere alla perfezione la suspense.

Un esperimento apprezzabile che riesce a distinguersi nella moltitudine di titoli targati Image Comics.

 

This Damned Band #1 (of 6)

By Paul Cornell & Tony Parker

(BOOM! Studios)

Budokan, Tokyo, Giappone. Luglio 1974. I Motherfather sono alla tappa 28 del Tour mondiale, giorno in cui hanno inizio le riprese del Documentario a loro dedicato. This Damned Band è la nuova miniserie “mockumentary” in stile This Is Spinal Tap, racconto in cui realtà e finzione si mescolano nel raccontare le gesta e i membri dell’occulta rockband. Il sottile confine tra psichedelica realtà e sovrannaturale tangibile sfuma rapidamente, la situazione precipita e il tono dazed&confused diviene, pagina dopo pagina, sempre più inquietante.

L’impostazione documentaristica innalza un muro tra l’opera e il fruitore, rendendo impossibile un’eventuale avvicinamento empatico con i protagonisti. Tutto è affidato alla narrazione, alla storyline e all’inusuale ed intrigante concept sui cui poggia lo script di Paul Cornell. L’iperrealistico tratto Bronze Age di Tony Parker si sposa alla perfezione con l’approccio dell’autore, ricreando l’atmosfera di quegli anni. Tutto cambia nelle pagine strafatte di acidi, un turbinante intreccio di morbidi colori e sproporzioni fisiche.

This Damned Band #1 cattura il marasma confusionario degli anni ’70 e delle superstar che lo popolavano per una storia fredda ma intrigante, dallo storytelling originale e dall’artwork soddisfacente.

 

The Wicked + The Divine #13

By Kieron Gillen & Tula Lotay, Jamie McKelvie

(Image Comics) 

Per tutti coloro che malauguratamente non avevano mai sentito parlare di questa splendida serie, ecco una rapidissima sinossi: ogni novant’anni dodici divinità si reincarnano in giovani, diventando Pop-star adorate, odiate e con soli due anni di vita su questa terra. The Wicked + The Divine #13 è il secondo capitolo del terzo story-arc, Commercial Suicide, e probabilmente il picco qualitativo più alto mai raggiunto dalla testata.

In questa issue, Kieron Gillen e la guest-artist Tula Lotay analizzano attentamente il forte legame tra misoginia e sessualità, la forza con cui questi due concetti possono violentemente fondersi e le tremende conseguenze degli atteggiamenti che ne derivano. Molestie. Depressione. Suicidio. Il tutto narrato attraverso le gesta di Tara, divinità dalla bellezza stupefacente. TW+TD#13 è tragico, brillante, intenso, oscuro, disturbante e a tratti terrificante. Il parallelismo con la nostra realtà, così distante ma così tristemente vicina agli eventi narrati da Gillen, mette i brividi e raggiunge il suo culmine nella splash-page dedicata ai disgustosi tweet denigratori nei confronti della dea.

Una issue dolorosa e difficile, non sempre corretta nei confronti del lettore ma profondamente significativa. L’artwork di Tula Lotay incrementa il pathos della narrazione e la delicatezza del suo tratto crea un piacevole contrasto con la brutalità delle tematiche trattate. Un’arma dello storytelling che porta il lettore ad essere ancor più emotivamente coinvolto, grazie anche alla sincera e naturale espressività dell’innocente volto di Tara.

Kieron Gillen ha portato all’estremo la sua drammatica visione della Pop-Culture moderna in una issue scevra della sua solita ironia e potenzialmente devastante. Fate molta attenzione, non sarà una lettura semplice.

 

Airboy #3 (of 4)

By James Robinson & Greg Hinkle

(Image Comics)

Penultimo capitolo dell’odissea semi-autobiografica fatta di sesso, droga, alcol, rimpianti, linguaggio sboccato e supereroi fittizzi realmente esistenti e provenienti da timeline alternative, con protagonisti James Robinson e Greg Hinkle. Catapultati nel mondo di Airboy, personaggio affidato allo scrittore da Eric Stephenson (Editor Della Image Comics) per esser rebootato, Robinson ed Hinkle si ritrovano in una versione Steampunk della Seconda Guerra Mondiale in cui il biondo supereroe ed il suo Supergruppo si impegnano nell’abbattere più nazisti possibile.

Il tono confidenziale e personale della miniserie aumenta in Airboy #3: l’intimo dialogo tra Airboy e Robinson è un toccante momento di autocommiserazione, rassegnazione e tentativo di rivalsa. Come nei due precedenti capitoli, anche in questo terzo numero lo script assume connotati di una sincerità disarmante, adrenalinico e coinvolgente. Eccezionale Greg Hinkle, in costante crescita e sbalorditivo nelle sequenze d’azione, pagine in grado di surclassare gran parte delle pubblicazioni puramente supereroistiche delle Big2.

Selvaggio, emozionante, totalmente folle e curato in ogni dettaglio. L’esilarante viaggio nella mente dei due autori è una splendida lettura, consigliata a qualsiasi appassionato del media fumettistico.

 

Outcast #11

By Robert Kirkman & Paul Azaceta

(Image Comics)

Recentemente arrivata in Italia, la nuova serie di Robert Kirkman continua la sua progressione mantenendo lo stile tipicamente decompresso dell’autore. È una issue significativa, una classica esemplificazione del modus operandi di uno scrittore che negli ultimi dieci-quindici anni ha cambiato il volto del media fumettistico. Priva di eventi clamorosi, con un solido sviluppo dei personaggi, dialoghi eccellenti ed un finale in grado di instillare ulteriore curiosità nel lettore. Penultimo capitolo del secondo story-arc, Outcast #11 è la calma prima della tempesta.

L’inquieta riunione della famiglia Barnes si chiude in maniera deprimente, tristemente toccante ed autodistruttiva per Kyle. I passi avanti nella caratterizzazione dei protagonisti sono palpabili, in grado di rendere la lettura estremamente dinamica e soddisfacente e di equilibrare la mancanza di progressione nella storyline. Il lavoro di Paul Azaceta ed Elizabeth Breitweiser è stupefacente: le performance dei personaggi sono da Oscar e la colorazione incupisce un’atmosfera già tesa, grazie anche all’utilizzo dei dettagliati pannelli tipicamente “sorrentiniani”.

Una testata da seguire attentamente, per tutti i figli della decompressione in grado di apprezzare molto più dei personaggi vivi e dinamici piuttosto che un progredire rapido della storyline.

 

Nailbiter #15

By Joshua Williamson & Mike Henderson

(Image Comics)

Buckaroo è una piccola città dell’Oregon dove sono nati sedici tra i peggiori Serial Killer che il mondo abbia mai conosciuto. Un profiler dell’FBI, ossessionato dalla macabra coincidenza, decide di indagare e scompare misteriosamente. Finch, agente della NSA, decide di cercarlo ed è costretto ad entrare in contatto con Edward “Nailbiter” Warren, assassino seriale dal peculiare palato. Una sintetica sinossi per una serie che ha idealmente chiuso il suo primo ciclo di storie con quest’ultimo capitolo prima della pausa che durerà sino al 7 Ottobre.

Joshua Williamson, già apprezzato nel defunto Ghosted e nell’ongoing Birthright, mantiene il suo efficace storytelling pieno di tensione e suspense. Ogni pagina viene percepita come una rivelazione e spinge il lettore a muoversi rapidamente verso la chiusura per far quadrare il cerchio. L’artwork pulito e stilizzato di Mark Henderson è in grado di trasmettere desolazione, complici anche i suoi sfondi semplici e spogli.

Più che una recensione, questa vuol essere un’opera di divulgazione per Nailbiter, una delle migliori serie Horror degli ultimi anni che, purtroppo, non ha ancora trovato spazio tra le pubblicazioni italiane. Un caposaldo per tutti i cultori del Gore miscelato all’investigazione e alle storie che coinvolgono violenti Serial Killer.

 

Termina qui la nostra settimana senza calzamaglie e vi porgo due ultimi consigli: recuperate Gregory Suicide, una one-shot reperibile su Comixology al modico prezzo di 0,99$, e informatevi su The Fade Out di Ed Brubaker & Sean Phillips, mi è impossibile recensire qualsiasi pubblicazione del Bru perché sarei troppo di parte. Detto questo, ci rileggiamo alla prossima settimana. Hasta la vista!

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