L’altra sera mi stavo abbandonando al consueto cannone di fine giornata, carico più del solito a causa dello stress accumulato nel corso di tutta la fottutissima settimana, quando mi imbatto nel nuovo trailer di Batman V Superman: Dawn of Justice, da poco rilasciato al San Diego Comicon. “Stigrandissimicazzi!” – penso – “O il mio spacciatore ha decisamente migliorato il livello del prodotto, oppure sto cazzo di Snyder ha proprio fatto centro”.

Dopo averlo visto più volte, eccitato come Ataru Moroboshi di fronte alla fichetta blu di Lamù, me ne vado a fare un giro nell’internet, in modo da crogiolarmi un po’ nell’entusiasmo sfrenato della massa. Ed invece, sorpresa delle sorprese, mi ritrovo la bacheca intasata da messaggi di protesta contro “quella merda di trailer” che preannuncerebbe, secondo alcuni arguti internauti, “una cagata pazzesca di film”. Orde di grandi e piccoli marvelinvasati, furibondi perché qualcuno si è permesso di proporre qualcosa di completamente diverso rispetto al canonico cinefumetto bimbopenesco. Ebbene il Trollo non ci sta!

Si perché il Trollo, col suo fare sempre equilibrato e raffinato, non tollera gli estremismi che non provengano dalla sua persona e, soprattutto, detesta una categoria sopra ogni altra: il fanboybimbopenedelcazzo.

Ora, a prescindere dall’età e dai gusti personali, per un individuo mediamente dotato di cervello sarebbe sensato comprendere che la pluralità di offerte in uno stesso ambito non può che arricchire il prodotto finale da un punto di vista qualitativo, prima che quantitativo. Mamma Marvel, con i suoi Studios, ci ha fatto godere oltre modo fino ad oggi, proponendoci un gigantesco universo cinematografico che non si sarebbe mai potuto concepire, neppure negli agitati sogni di un nerd brufoloso. Ma questo non vuol dire che ci debba essere un fottuto monopolio o che per ideare saghe di questo tipo si debbano seguire delle regole predeterminate.

Quello che sta tentando di fare il sodalizio Warner/DC è di proporre al cinema, e per la prima volta, il mito del supereroe dark e decadente che tanto ci ha fatto arrapare negli anni ’80. Un filone che ha cambiato per sempre il mondo del fumetto supereroistico e che ha generato storie e artisti rimasti indelebilmente scolpiti nelle nostre memorie da invasati. Watchmen, Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, Miracleman, e poi Morrison, Ennis, Ellis, Kirkman e tutta un’infinita produzione che ha definito i contorni di una vera e propria Dark Age del fumetto americano, portandoci ad una riflessione più attenta e profonda su alcune sfumature nascoste del fenomeno “super”.

E per farlo, per raccontarci lo scontro interiore – prim’ancora che fisico – dei personaggi più iconici della DC Comics, è stato chiamato nientepopodimeno che Zack Snyder. Lo stesso tizio che ci ha raccontato cosa si cela dietro i vigilantes mascherati di Watchmen e che ci ha mostrato l’altra faccia (quella vera, realistica) di uno scontro nel pieno centro di Metropolis. Snyder di questo tema ne ha fatto una colonna portante della propria carriera e ci ha dedicato buona parte della propria vita professionale. Insomma, un curriculum di tutto rispetto. Fregacazzi se il vostro-uomo-d’acciaio-ideale avrebbe salvato tutti gli abitanti della fottuta Metropolis o se il vostro-cavaliere-oscuro-ideale non è benafflek. Provate ogni tanto a guardare qualcosa prima di dare un giudizio, a non farvi influenzare da pareri aprioristici o predeterminati o, peggio ancora, dalle mode e dalle masse. Smettetela di guardare gameplay e video-recensioni di idioti impettiti e iniziate a giocarveli voi i giochi e a leggere i fumetti. Magari il vostro senso critico potrebbe trarne un qualche inaspettato giovamento.

La proposta della Warner/DC, poi, non è originale solo per i temi trattati, ma anche per le modalità con cui storie e personaggi vengono inseriti. Non c’è più la necessità di presentarci ogni personaggio dall’inizio, illustrandoci le sue origini e il suo background, ma si inizia a dare per scontato che quei personaggi già li conosciamo a menadito; e che è possibile – anzi più logico – utilizzarli come semplici comprimari, o anche semplicemente come comparse strumentali ad una trama più ampia.

Ora, calmate i vostri bollenti spiriti. Non sto dicendo che il filone cinematografico DC sia meglio o peggio di quello Marvel Studios, né che il blockbusterone Dawn of Justice sarà certamente memorabile. Ciò che intendo affermare, piuttosto, è che il fandom è la morte del senso critico e dell’intelletto in generale. Va benissimo esprimere la propria opinione e far valere le proprie ragioni, a patto però che queste abbiano una base di effettiva criticità; e che non siano, invece, frutto di un giudizio preconfezionato sulla base di chissà quale strambo convincimento a monte.       

Detto questo, una menzione particolare la meritano quegli sfigatissimi DCfag (o comecazzosichiamano) che da anni covano odio, altrettanto aprioristico e immotivato, verso ogni singola proposta che venga dalla Casa delle Idee, salvo poi urlare al miracolo al primo pelo pubico bianco del summenzionato benafflek. Ecco, questa categoria è altrettanto irritante e priva di senso, perché costituisce l’altra brutta faccia della stessa stupida medaglia. 

Ora, dopo essermi fatto odiare contemporaneamente da entrambe le fazioni di imbecilli protagonisti di questa guerra insensata; e nella speranza che qualche mente pensante abbia iniziato a ragionare col proprio cervello e non con quello di qualche opinion leader da strapazzo, vi porgo il mio più cordiale vaffanculo e vi invito, qualora aveste qualcosa da dire a riguardo, a scrivermi all’indirizzo lapostaditrollo@ilbardelfumetto.com. Tanto mica vi rispondo! 

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