Dopo Loki Agent Of Asgard e Magneto, tocca ad Elektra perpetuare la linea di testate Marvel dedicate ad alcuni tra i suoi villain. Il compito di riportare in auge un personaggio da sempre poco fortunato nelle sue rappresentazioni solitarie, escludendo il capolavoro di Miller e Sienkiewicz, spetta ad Haden Blackman (Batwoman) e Mike Del Mundo.
Il risultato è estremamente dipendente dal lettore: per i novizi dei comics e per coloro che non conoscono Elektra se non per la patetica versione cinematografica di Jennifer Garner, Bloodlines (Linea di Sangue) è una discreta lettura action in cui spiccano le fenomenali illustrazioni di Del Mundo e una buona occasione per familiarizzare con un nuovo personaggio. Per i più attempati e per coloro che hanno seguito Daredevil per tutta la vita, che hanno sentito il loro stesso cuore trafitto dal Sai impugnato da Bullseye e hanno goduto per Elektra: Assassin di Miller e Sienkiewicz, Bloodlines è uno dei tanti esempi di come la decompressione "Bendisiana" stia diventando un cancro e di quanto spesso i personaggi minori dei comics abbiano enorme difficoltà nell'evolversi nonostante siano in giro da più di trent'anni.
Vista la difficoltà nell'inquadrare oggettivamente questa saga, vi parlerò di Bloodlines sdoppiando la mia multiforme personalità, proponendovi l'opera vista da due differenti angolazioni.

Recensione Number One: Elektra For Dummies

Stanca della sua vita a New York, Elektra accetta un incarico da Matchmaker: scovare il famigerato Cape Crow, letale killer che deruba altri assassini dei loro contratti, e riportarlo indietro vivo e vegeto. Un problema non indifferente vista la gigantesca taglia sulla testa di Cape Crow e i numerosi assassini come Scalphunter e Lady Bullseye che vogliono riempirsi le tasche grazie all'omicidio del ricercato. La situazione precipita ulteriormente con l'entrata in gioco di Bloody Lips, un selvaggio cannibale che assaporando il sangue e la carne delle proprie vittime ottiene le loro memorie, le loro abilità e i loro poteri.

Proprio il Villain è uno dei personaggi più interessanti di questa prima saga. La sua sete di potere è tale da sottostare anche alla difficile esperienza del cannibalismo, da lui descritto come un'esperienza fisica terribile. Il suo lato mostruoso e spietato non è nient'altro che un mezzo per raggiungere il suo fine e, nonostante le sue azioni, è visibile una continua lotta interiore fatta di negazione e perverso senso di colpa. Blackman scrive un buon personaggio negativo con sfaccettature piuttosto interessanti e lo contrappone alla monolitica Elektra, determinata assassina tormentata dal suo passato e dalle sue scelte. Parallelamente a quanto visto in Magneto, la caratterizzazione del protagonista è spesso affidata a monologhi interiori che rivelano gli stati d'animo e che, in questo specifico caso, assumono un tono di tetra rassegnazione.

Tutto il resto è un tripudio di azione dipinta in maniera superba. È proprio Mike Del Mundo ad essere il punto di forza di Elektra: Bloodlines, capace di trainare una narrazione lineare e scontata e rendendola una sequela di violente illustrazioni in grado di raccontare da sole una storia. Il suo storytelling è talmente fluido da risultare quasi onirico, morbido a tal punto da provocare nel lettore la sensazione di movimento costante, con tavole non considerabili come immagini statiche ma momenti fotografati a sorpresa. Le sue scene d'azione sono violente ed eleganti ed è splendida la breve e brutale danza di morte tra Elektra e Lady Bullseye. Il setting sempre differente dei vari capitoli permette a Del Mundo di dipingere numerosi paesaggi, dal deserto al ghiaccio artico, ed è sublime accorgersi di quanto queste tavole non sfigurerebbero in una galleria d'arte. L'utilizzo di colori a ponte tra l'acquerello ed il pastello crea una sorprendente e perfetta sinergia con l'orrore ed i continui spargimenti di sangue. Il comparto artistico di Elektra è fantastico.

Nonostante una scrittura non al top ed una trama lineare e senza particolari colpi di scena, questa prima saga di Elektra si presenta come un perfetto compromesso tra pura azione e arte fuori dal comune. Un ottimo punto d'inizio per nuovi lettori in cerca di nuovi personaggi con cui familiarizzare senza dover necessariamente recuperare antiche storie con decadi sulle spalle. 

 

Recensione Number Two: Elektra For... Old Dummies

Perché scrittori mediocri come Blackman vengono spesso accoppiati con disegnatori come Williams III e Del Mundo? Sì, so benissimo che c'era anche lui ai testi dell'ottima run di Batwoman di inizio New52 ma è opportuno ricordare che come co-autore c'era lo stesso Williams III che già aveva accompagnato Rucka nel capolavoro Elegy e che il personaggio era fresco di una caratterizzazione grandiosa, solida ed incredibilmente interessante. Elektra Bloodlines dimostra quanto sia semplice, anche per un autore poco dotato, seguire un percorso già tracciato ed eseguire un buon lavoro e quanto altrettanto semplice sia smascherare questa presunta bravura quando si parte da zero, con un personaggio vetusto ed una manciata idee terribilmente scontate. La trama è quanto di più generico e banale possa esserci: un pretesto per mettere in scena una Battle Royale tra assassini. C'è di peggio, ma la sensazione durante la lettura è quella di non riuscire mai, e sottolineo MAI, ad appassionarsi o a provare un minimo di interesse per quello che accade.

Un altro enorme problema è legato alla terrificante decompressione della storyline. Volete sapere cosa intendo precisamente per decompressione? Benissimo, ve lo spiegherò con un esempio: Stan Lee che spiega le origini di Spider-Man in circa tre-pagine-tre non è decompresso mentre Brian Michael Bendis che impiega ben sette issue per raccontare i primi passi di Ultimate Peter Parker nel mondo supereroistico è decompresso.
La domanda sorge spontanea: perché Power And Responsibility fu una delle più belle storie sull'Uomo-Ragno di quei tempi mentre Elektra: Bloodlines è pessimo? Solitamente ad una storyline decompressa si accompagna una crescita ed una continua evoluzione dei personaggi fatta di dialoghi fitti, utili per evidenziare quanto la loro personalità sia dinamica e viva. Il flusso degli eventi è rallentato ma a questo si accompagna un livello di dettaglio nel delineare i protagonisti ed i comprimari che fa passare in secondo piano questa flemma.

L'Elektra scritta da Blackman è un personaggio che rimane ancorato agli stessi "capisaldi" a cui era ancorato trent'anni fa: suo padre, Matt Murdock e Bullseye. Gli infiniti monologhi che invadono le tavole di Del Mundo sono terribilmente noiosi, un ronzio costante che irrita e rende la lettura fastidiosa. Una nenia lamentosa su quanto diversa sia la sua vita rispetto ai suoi sogni e alle sue ambizioni. Un'ossessione che si risolve nella più contraddittoria delle reazioni: non muovere un solo muscolo per cambiare la propria situazione. Non so quale sia l'opinione generale sull'argomento ma leggere personaggi statici, consci e non contenti della propria staticità che però rimangono monoliticamente e volontariamente fermi è - per me - incredibilmente frustrante. A parte il villain della saga, a cui poteva esser dedicato più spazio, i restanti personaggi sono anonimi e indegni di una qualsivoglia analisi.

Mike Del Mundo è l'unica nota positiva di tutta la serie e il richiamo al Sienkiewicz di Elektra: Assassin è forte ma, nonostante l'elevatissima qualità, spesso le tavole risultano elaborate per il puro gusto di esserlo piuttosto che essere genuinamente interessanti come quelle del sopracitato Sienkiewicz o di Williams III. L'impressione è quella di un ottimo disegnatore che cerca disperatamente di rendere appetibile una sceneggiatura mediocre. Tutto sommato Del Mundo riesce comunque a stupire e, ancora più delle illustrazioni, sono i suoi colori ad essere stupefacenti. Questo però non basta a salvare una saga insipida e caratterizzata da una personaggio stagnante e poco interessante. Se avete voglia di leggere una Elektra degna di questo nome, cercate la voce sotto "Frank Miller" e ripassatevi le basi.
Non rimarrete delusi.

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