Fine d'anno - si sa - è sempre tempo di bilanci e, concluso il 2014, posso affermare con assoluta certezza che lo sceneggiatore che più mi ha convinto negli ultimi 12 mesi è stato Jonathan Hickman. Questo grazie alle sue due serie creator owned per Image: East of West e The Manhattan Projects.

Hickman, inoltre, è l'attuale penna dell'universo vendicativo di casa Marvel, la sua corposa run su Avengers e New Avengers (che ha portato ad Infinity e terminerà con Secret Wars) ha diviso in due il pubblico. C'è chi lo accusa di tirarla troppo per le lunghe o di essere "complicato". Io sto dall'altra parte, apprezzo gli story-arc a lunga gittata ed una preparazione seppur lenta ma che sia programmata. E poi ben venga questa cosiddetta complessità in favore dei soliti schiaffoni mordi e fuggi tra superuomini.

Ma non siamo qui per parlare di Avengers...

The Manhattan Projects, la cui pubblicazione iniziò negli stati Uniti nel 2012, è approdato all'inizio dell'anno anche in Italia con Panini Comics.
Tra le due guerre mondiali, grazie al lavoro di scienziati statunitensi e stranieri, gli USA avevano raggiunto una posizione predominante nella fisica nucleare: nacque così il il progetto Manhattan. Per quei pochi che non lo sapessero si tratta del programma di ricerca scientifica coordinato dal fisico Robert Oppenheimer che portò gli Stati Uniti allo sviluppo della bomba atomica.

Ok, ora dimenticate la storia. Quella era tutta sbagliata. 

Hickman prende spunto dalla fredda cronaca e deforma vicende e personaggi: il presidente Franklin Delano Roosvelt diventa un'intelligenza artificiale, Oppenheimer viene rimpiazzato dal suo gemello che cannibalizza esseri umani assorbendone la personalità, Einstein è sostituito dal suo doppleganger malvagio proveniente da un'altra dimensione, Enrico Fermi... ok, basta con gli spoiiler: scopritelo da soli.
Tutti i protagonisti vengono stravolti dalla delirante penna di Hickman, sono freak pieni di manie e demoni interiori (talvolta in senso letterale!).
Ma questa è solo la punta dell'iceberg. Esoterismo, alieni, monaci buddhisti che alimentano portali di teletrasporto, tutto mixato in un crescendo di situazioni folli e sorprendenti.
La fisica nucleare non è mai stata così divertente.

East of West, anch'esso approdato in Italia nel 2014 con Panini, è purissimo western sci-fi con dei lontani echi che riportano alla mente La Torre Nera di King.
Siamo nell'anno 2064, gli Stati Uniti sono divisi in 7 grandi regioni e, nota più importante, l'Apocalisse è imminente.
Nei suoi States visionari, Hickman mette dentro di tutto: pistoleri, intelligenze artificiali, magia, profezie, mostri interdimensionali e, ovviamente, i quattro cavalieri dell'apocalisse. Il risultato è una serie corale, piena zeppa di antieroi e con delle atmosfere inedite ed accattivanti.
Hickman è barocco, iperdettagliato, "complicato" se volete chiamarlo così, ma anche stavolta tutto è accuratamente programmato

Anche l'aspetto grafico non è da meno. Sia il tratto minuzioso e caricaturale di Nick Pitarra in The Manhattan Projects che quello deciso e pulp di Nick Dragotta in East of West sono inappuntabili e, soprattutto, perfettamente assonanti col tono delle due serie. Serie solide, divertenti e che hanno ancora un grande potenziale per i mesi a venire.
Ma, alla base di tutto, ci sono idee nuove. Idee che, ahinoi, non sono sempre così facili da reperire nel fumetto seriale americano.

Grandissimo merito ad Hickman ma grande merito anche ad Image Comics, un'etichetta che continua a ritagliarsi una fetta di mercato sempre più significativa perché, più di tutti, ha il coraggio di sperimentare grazie a proposte editoriali estremamente variegate e, il più delle volte, ottimamente realizzate.
Non a caso nel 2006 fu Eric Stephenson, sceneggiatore dell'ottimo Nowhere Men nonché direttore editoriale della Image, il primo a dare fiducia ad un pubblicitario di 33 anni, Jonathan Hickman, che gli aveva inviato le prime 5 pagine del suo fumetto d'esordio: The Nightly News.

Insomma trovo che East of West e The Manhattan Projects siano un vero spasso per un lettore di fumetti: la conferma che non c'è limite alla fantasia (soprattutto quando ti liberi dalle catene della continuity del supererostico mainstream).

Lunga vita a Jonathan Hickman. 

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