Spesso si dice che i veri mostri siamo noi, non le creature di fantasia che popolano i libri e i racconti. Cosa accade quando un padre di famiglia si trova ad indagare su un misterioso assassino di prostitute? Cosa accade quando ci si trova faccia a faccia con un vero mostro? Scopriamolo con Il Killer del Green River di Jeff Jensen e Jonathan Case.

Una sequenza d’apertura terrificante nella sua semplicità, un’indagine durata vent’anni, lo sconforto del trovarsi faccia a faccia con qualcosa di inspiegabile. Un assassino di prostitute che ha commesso oltre 40 omicidi, un insospettabile uomo qualunque e la scoperta dell’irrazionale nel modo più terrificante possibile. I rapporti difficili con i parenti delle vittime e il supporto di una famiglia sempre presente, mentre un caso irrisolvibile cresce fino a diventare caso mediatico. Questo è quello che ha dovuto affrontare Thomas Jensen, stoico agente di polizia addetto alle indagini sul caso del Killer del Green River, nonché padre dell’autore del fumetto edito dalla Dark Horse (e da Bao in Italia).

Le cifre caratteristiche di questo graphic novel sono due: la narrazione su molteplici piani temporali e l’analisi approfondita dell’interiorità del suo protagonista, seppur senza mai indagare a fondo nella vita di Thomas, limitandosi a narrare i fatti per come sono avvenuti nel corso degli anni. Il modo di narrare di Jeff Jensen in questo volume è davvero unico e innovativo: tutta la vicenda sembra scritta e sceneggiata per passare sul grande schermo (e un caso come questo mi ha ricordato molto un caso simile, che ha ricevuto molteplici trasposizioni ovvero Zodiac, di cui esiste un film con Jake Gyllenhaall e Robert Downey Jr.), ma allo stesso tempo si sposta su un binario narrativo che sembra possibile solo grazie al media fumettistico, un racconto che oscilla tra i piani temporali (l’indagine parte negli anni ’80 per concludersi solo nel 2003) con una fluidità disarmante.

Ma Il Killer del Green River è un romanzo grafico e quindi bisogna anche sottolineare il grande lavoro svolto da Jonathan Case, disegnatore premio Eisner, che col suo tratto dona alla storia una coerenza e una continuità sublimi: il suo tratto ricorda molto le strisce a fumetti degli anni ’60, senza però sfociare in quel gusto della Pop Art che altri artisti dimostrano nei loro lavori (come ad esempio Mike Allred); il lavoro di Case è pulito e realistico, realizza espressioni e fondali con la stessa bravura, contribuendo a sottolineare l’importanza del contesto e dell’emotività in un caso come questo. Lo sguardo di ogni personaggio comunica una diversa emozione e si sposa con l’ambiente circostante, ricreando un’atmosfera tipica statunitense di quella cosiddetta “terra tra le due coste”, una parte di Occidente che siamo abituati a vedere al cinema e che viene riprodotta con grande consapevolezza del mezzo espressivo.

A invitarvi alla lettura non sono solo io, ma molti grandi autori che sicuramente tutti conoscete (e che figurano anche sulla copertina del volume italiano): Stephen King, maestro della paura, lo trova “Fantastico”. […] l’intero libro è un grado di tenerti sveglio la notte per finire di leggerlo.”; mentre Damon Lindeloff, cocreatore del telefilm Lost, trova che siano “i personaggi, non l’inseguimento, a elevare questo libro”, così come Ed Brubaker e Brian K. Vaughan non possono fare a meno di elogiare lo stile pulito e giornalistico (oltre che profondo) di Jensen. Insomma i motivi per leggere questo capolavoro a fumetti sono molteplici. Di mio posso solo invitarvi a farlo per la grandiosa diversità con cui questo prodotto si presenta sul mercato fumettistico, non tralasciando aspetti come la caratterizzazione dei personaggi e il legame affettivo che potreste provare nei confronti di ognuno di loro. In chiusura mi permetto di consigliarvi anche una colonna sonora per l’ascolto: Blur: The Best Of. Può sembrare un ascolto poco inerente, ma fidatevi, lasciatevi trasportare dal tipico riverbero delle voci e delle chitarre di Damon Albarn & Co., facendoli riecheggiare nei boschi del Green River, rendendo la vostra una esperienza anche “spaziale”, oltre che di lettura. Noi ci rileggiamo presto.

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