Ho aspettato qualche giorno per scrivere la recensione di Dylan Dog #330 perché volevo lasciare più tempo a voi per leggere il volume (e anche perché ero impegnato, onestamente). Il primo sentimento che ho provato durante la lettura del volume è stata una forte empatia per la vicenda, mi sono immedesimato molto e ho trovato la narrazione coinvolgente. Ero curioso di capire se, a distanza di alcuni giorni, avrei provato le stesse sensazioni. E quindi immergiamoci nella recensione.

La storia di Giancarlo Marzano è una di quelle che aspettavo da tanto su Dylan, perché gli ultimi mesi (fatta forse eccezione per Dead Island) ero decisamente deluso. Facciamo qualche accenno alla trama (coi soliti eventuali spoiler, ma se state leggendo questa recensione, allora avete già letto il volume… in caso contrario, leggetelo!). Si comincia con una stanza piena di alambicchi, barattoli e attrezzi molto strani, che lasciano presupporre anche una certa antichità del luogo, pur non precisata. In questa stanza si risveglia una donna, la quale riesce ad “evadere” da un contenitore in vetro e a scappare all’aperto, con indosso solo una striminzita coperta. Ovviamente l’incontro con l’Indagatore dell’Incubo è quasi immediato e Dylan decide di prendersi cura della ragazza, oltre a cominciare a fare il suo mestiere: indagare sull’identità della giovane donna. Quello che viene scoperto quasi immediatamente dai medici ha però dell’incredibile: la donna è umana e non-umana allo stesso tempo, risultato di un qualche strano esperimento di clonazione (anche se in realtà di clonazione non si tratta perché la ragazza pare essere stata creata ex-novo). La scienza medica si interessa subito al caso, finendo col rapire la ragazza e Dylan decide di dare un’accelerata alle indagini, in realtà sotto le minacce di una casa farmaceutica. I sospetti dell’Old Boy si riveleranno azzeccati e la stanza misteriosa – apparsa nelle prime battute della storia – si rivelerà essere un gabinetto alchemico: Neve (così verrà nominata la ragazza) è quindi un homunculus, un puro esperimento che mescola la scienza e una sorta di antica magia, l’alchimia appunto. Malgrado gli sforzi dei “cattivi” di turno, Dylan riuscirà a proteggere Neve, anche se questa ben presto sarà costretta a morire a causa del suo particolare status; infatti si scopre ben presto che gli homunculus hanno vita breve e in altrettanto poco tempo si dissolvono come un fiocco di neve che incontra il terreno.

Come è facilmente intuibile da questo riassunto che ho fatto, la storia da un lato lascia spazio a molti spunti di riflessione interessanti, dall’altro affronta tematiche tipiche delle storie di Dylan Dog, realizzando un ritorno al passato in termini rinnovati. Analizziamo la prima strada. Le vicende di Neve permettono facilmente al lettore di calarsi nei panni della sfortunata ragazza: nata in circostanze misteriose, catapultata in un mondo sconosciuto (perché visto per la prima volta e in modo fulmineo), bramata da sconosciuti poco inclini a fare del bene. La nascita di Neve è il primo tassello fondamentale di cui parlare, anche se stiamo andando a ritroso nella storia. Da sempre la creazione della vita umana ha rappresentato un enorme e fitto mistero, l’uomo ha sempre cercato di dare sfogo alle proprie potenzialità “divine” cercando di mettere in scena un’accettabile imitazione della vita; quello che con le moderne ed avanzate tecniche attuali noi chiamiamo scienza, in un futuro anche prossimo potrà sembrare qualcosa di molto simile all’alchimia vista coi nostri occhi. Un punto di vista è sempre qualcosa di relativo e vincolato al “qui ed ora” e l’alchimista del XVII secolo potrà facilmente deridere lo stregone di tempi ancora più antichi. Un altro punto strettamente collegato a questo, ce lo fornisce il disegnatore Marco Nizzoli a pagina 53 in una sola vignetta. In quel piccolo stralcio di storia, vediamo con gli occhi di Neve, la quale pare avere una percezione del mondo esterno molto diversa dalla nostra: i suoi occhi sono colmi di lacrime, ma comunque lei coglie i volti in modo distorto e minaccioso (proprio come gli occhi di un bambino possono interpretare il mondo esterno). Ancora una volta un diverso punto di vista. L’ultimo punto di vista che mostra la relatività del mondo comunemente inteso, ce lo fornisce Dylan e ci viene servito sul piatto della falsa credenza. Quando diventa chiaro che dietro al rapimento di Neve c’è un medico dell’Ospedale, penso che la maggior parte di noi ha sospettato –come Dylan – il medico all’apparenza più disonesto, quello che voleva far diventare la ragazza un fenomeno scientifico da baraccone. Eppure sarà l’altro medico, quello “onesto” a tradire la fiducia di Dylan (e dei lettori), rivelando come la natura umana non vada obbligatoriamente a braccetto con le intenzioni manifeste (tipico caso di abito che non fa il monaco).

Dopo tutto quello che ho detto finora, mi pare ovvio come questa storia possa tranquillamente diventare un “classico” di Dylan Dog: il ritorno a una tematica fantastica, l’empatia che Dylan prova per Neve, l’ottimo lavoro grafico, l’eccellente caratterizzazione dei comprimari (oltre ai personaggi apparsi solo in questo numero, abbiamo finalmente un Groucho che fa il Groucho e un Bloch che fa il Bloch), lo sviluppo della trama credibile e l’intuizione di un personaggio innovativo, che però conserva tratti caratteristici dei personaggi a cui siamo abituati su Dylan Dog. Questo è il Dylan con cui sono cresciuto e questo è il Dylan che voglio sempre leggere. Tremendamente curioso di sapere la vostra, vi saluto e vi do appuntamento al prossimo mese con una nuova recensione.

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(vignetta di pagina 7 non censurata)

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