Sono passati molti anni da quando non seguo più Dylan Dog, uno dei fumetti che durante l’adolescenza ha acceso in me la passione verso la Nona Arte. Dopo aver collezionato oltre 200 volumi, infatti, l’interesse nei confronti dell’Old Boy è andato scemando, così come il livello medio delle storie proposte da questa storica collana. Oggi, un po’ incuriosito dal rilancio operato da Roberto Recchioni (cui è stata affidata la gestione editoriale di DD), e un po’ nostalgico nei confronti di quelle inquietanti atmosfere, ho ricominciato a leggere nuovamente qualche volume.

A dire il vero, non ho condiviso la scelta di Bonelli di affidare la direzione editoriale di DD a Recchioni; un autore indubbiamente capace di dare vita a racconti intimi e profondi, ma anche eccessivamente influenzato da tutto ciò che è commerciale e che riscuote quindi il successo del grande pubblico. Un’attitudine, quest’ultima, indubbiamente utile se si intendono migliorare i dati di vendita; meno se si vuole conservare intatta l’originalità e le caratteristiche più celebri dell’Indagatore dell’Incubo. In ogni caso, dal momento che è sempre sbagliato sputare giudizi superficiali ed aprioristici, mi sono lanciato immediatamente nella lettura di questo primo Dylandoggone targato RRobe; non si sa mai che mi sbagli anche stavolta.   

L’Albo Gigante n. 22 presenta quattro storie al suo interno (due più lunghe e due più brevi); e, già dalla copertina (a firma del solito eccellente Angelo Stano) svela parecchi elementi di innovazione rispetto al passato (a partire dall’Union Jack che campeggia dietro la scritta Dylan Dog).  

 

La prima delle quattro storie, dal titolo Il Tramonto dei Vivi Morenti, è sceneggiata da Alessandro Bilotta e illustrata da Daniela Vetro, e rappresenta l’ultimo racconto di una trilogia iniziata con Il Pianeta dei Morti e seguita da Addio Groucho (Color Fest n. 10).  

In un ipotetico futuro post apocalittico, Londra si è trasformata in una enorme fortezza per contrastare orde di non morti che infestano le strade della vecchia metropoli. Un malinconico Dylan Dog si aggira per le strade della città, domandandosi se la sopravvivenza a quelle condizioni possa davvero considerasi una vittoria. L’Indagatore dell’Incubo porta dentro di sé un fardello pesante. E’ stato lui a causare la diffusione del virus che ha generato l’epidemia, rifiutandosi di uccidere la persona che ha dato origine a tutto: il paziente zero.

Il ritmo della storia è veloce e coinvolgente sin da subito. Il racconto è caratterizzato da nuove ambientazioni (molti dei classici luoghi non sono accessibili per ragioni di trama) e da rapidi cambi di scena. Tanti sono inoltre i personaggi nuovi che incontriamo, così come intensi e commoventi sono i dialoghi tra i pochi personaggi storici che residuano. Come spesso accade nelle storie di DD, il vero orrore non risiede nelle creature soprannaturali che popolano le avventure dell’Old Boy, quanto piuttosto in tutti gli elementi apparentemente normali che fanno da cornice al racconto. La brutalità che permea dalla ferocia con cui i sopravvissuti uccidono i ritornanti, ad esempio, oppure la triste solitudine di un vecchio e solo ex Ispettore Bloch.  Sentimenti fortemente umani, spesso molto più inquietanti rispetto a fantasmi e lupi mannari.  

Il secondo episodio, intitolato La Vicina di Casa, riprende le ironiche atmosfere già viste nel precedente Il Vicino di Casa di Ruju e Riboldi. In questa nuova storia troviamo nuovamente Pasquale Ruju alla sceneggiatura, mentre ai disegni stavolta c’è la talentuosa Valentina Romeo (già apprezzata in Tagli Aziendali – Color Fest n. 6). Si tratta, a mio avviso, del più interessante e originale tra i quattro racconti presenti in quest’albo, grazie alla capacità dell’autore di imbastire una storia intima e divertente nel giro di una manciata di pagine. Come già accaduto ne Il Vicino di Casa, anche stavolta ci viene mostrata la vita dell’Indagatore dell’Incubo da un punto di vista esterno; non più, però, quello del suo vicino Jeoffrey M. Gideon, ma dagli occhi innamorati dell’altra dirimpettaia Deanna Winston. Quest’ultima non trova il coraggio di dichiarare il proprio amore, anche se non è chiaro fino alla fine nei confronti di chi prova questo forte sentimento. Una piccola commedia degli errori, giocata su fraintendimenti e simpatici colpi di scena. Ai disegni, come detto, c’è Valentina Romeo, il cui stile ho trovato particolarmente adatto alla tipologia di racconto e alla rappresentazione della giovane freschezza e sensualità della protagonista. Il tratto pulito e raffinato si adatta perfettamente allo stile Bonelliano pur mantenendo intatto il proprio tocco personale. Bravissima.   

Davvero notevole anche il terzo episodio dell’albo intitolato Più Forte della Carne, a cura dei già rodati Giuseppe De Nardo e Giampiero Casertano; un racconto poliziesco dalle connotazioni altamente cinematografiche, a metà tra Il Collezionista e Il Silenzio degli Innocenti. La trama si snoda attraverso le frenetiche indagini svolte dall’investigatore di Craven Road per trovare la giovane Edith Window, rapita da un pericoloso serial killer. Gran parte della storia è narrata attraverso continui flashback della mente di un Dylan Dog in stato di coma profondo. Un particolare, questo, che conferisce alla storia un buon ritmo narrativo ed un costante interesse da parte del lettore, che si trova perennemente sospeso tra i ricordi passati che svelano pian piano un’inquietante verità; e il pericolo imminente della morte di Edith. Splendide anche le tavole di questo racconto, specie sotto il profilo dell’espressività di alcuni personaggi.

In chiusura un altro breve racconto scritto da Giovanni Gualdoni e illustrato da Fernando Caretta e dal titolo In linea con l'Aldilà. Qui cambiano radicalmente le atmosfere, che ci riportano ad una dimensione più consueta e tradizionale per il pubblico dylandoggiano. Nonostante ciò, ritengo che si tratti della meno interessante tra le storie proposte, pur rappresentando un gradevole punto di rottura rispetto ai precedenti tre episodi del volume.  

In definitiva - e nonostante la mia personale diffidenza nei confronti di Recchioni alla direzione di DD - devo ammettere che si tratta di ottimo Dylandoggone. Le storie mantengono tutte una buona qualità sia sotto l’aspetto grafico, che dal punto di vista narrativo. Tutto questo al ragionevole prezzo di € 6,20 (cioè un Orfani e mezzo :D).

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